Nella Sicilia che brucia è tempo di autorganizzarsi
L’interdipendenza consapevole non può che essere una convergenza tra i movimenti per la giustizia climatica, di antimafia sociale e le reti contadine tra città e campagna
di Martina Lo Cascio, Luigi Conte 1
A Sud è arrivata l’estate rovente che stavamo aspettando. Le case di molte e molti sono andate a fuoco insieme a suoli agricoli, riserve naturali, infrastrutture pubbliche e discariche. In questi giorni più che mai realizziamo quanto siamo tutte e tutti vulnerabili, e quanto questo coinvolga la società intera. Quanto è doloroso realizzare qual è la nostra condizione ecologica?
A SUD la stavamo aspettando tutte e tutti questa estate di fuoco. Sì, perché è da anni ormai che sappiamo bene cosa significa una gestione utilitarista e criminale del territorio combinata a un clima che cambia velocemente proprio a causa di questo. L* contadin* sanno bene che il clima non si controlla, al massimo, ci si adatta. Lo impariamo dalla contadinanza agroecologica, che è così diversa dall’agro-industria che nel nome del profitto ha concentrato molti sforzi economici e di ricerca per «piegare» le condizioni climatiche e naturali alla volta del tutto subito e fresco negli scaffali dei supermercati, determinando ritmi di lavoro, cambiando tecniche produttive, ed essendo così tra le maggiori cause del consumo e dell’impoverimento dei suoli e del cambiamento climatico in corso.
Lo sanno e se lo aspettavano tutte e tutti, tranne il governo nazionale e le sue emanazioni regionali. Nonostante 30 anni di report e conferenze internazionali che mettono nero su bianco i rischi legati al cambiamento climatico e coordinamenti di associazioni che studiano e denunciano da anni il complesso fenomeno dei fuochi in Sicilia e altrove.
Da un lato, la premier Meloni narra dell’ineluttabilità della crisi climatica «imprevedibile», dall’altro è impegnata insieme al governo a ripartire fondi pubblici e favori negli emendamenti ai decreti Siccità e Giubileo, e nel Piano nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici, in cui appaiono magicamente rigassificatori, finanziamenti per ampliare le capacità logistiche e turistiche dei porti del Tirreno, deregolamentazione per le sperimentazioni di Ogm in agricoltura e il mausoleo per Silvio Berlusconi, il ponte sullo stretto, a coronare dopo anni il sogno di una generazione di mafiosi.
EBBENE È QUESTA la transizione ecologica, la sostenibilità made in Italy ben vestita da una narrazione dell’emergenza che è semplicemente irricevibile. Mentre il governo e le amministrazioni locali danno timidamente accenno a qualche panacea di indennizzo per i danni subiti, che non si capisce bene a chi saranno rivolti, sui territori si perde la vita, la biodiversità vegetale, animale e umana. Sì, perché la vita umana, se ancora non fosse chiaro, è soggetta agli stessi principi che regolano tutto il sistema Terra e la biosfera. Nello stesso modo in cui brucia un bosco o un campo di grano, brucia un aeroporto, un ospedale, un quartiere, una casa.
Nello stesso modo in cui brucia gas e petrolio. Come muore un albero, una pianta di pomodoro o un daino, muore una donna, un migrante, un contadino, uno studente, qualche giorno fa moriva Raffaele riverso in terra del capannone della logistica Eurospin di Carinaro (CE), un lavoratore salariato.
L’INTERDIPENDENZA è il principio base dell’ecosistema e da questo prendono spunto l* attivist* radicat* in Sicilia, organizzati nel coordinamento regionale «Salviamo i boschi». Dal 2017 propongono un piano di cura e prevenzione del territorio e denunciano le responsabilità politiche attraverso dossier ricchi di dati sulla base dei quali propongono una riforma totale del sistema affaristico clientelare dello spegnimento degli incendi, che ogni anno conta su una spesa base di 45 milioni di euro, 13 solo in Sicilia. Questo stato emergenziale è chiaramente e politicamente voluto da soggettività portatrici di interessi convergenti ed è per questo che la rabbia per questo disastro annunciato che ha devastato la Sicilia non può che essere canalizzata per consolidare i presidi territoriali, promuovere l’autorganizzazione solidale contro gli incendi, come insegnano i movimenti montani madoniti e ragusani.
L’INTERDIPENDENZA consapevole non può che essere una convergenza tra i movimenti per la giustizia climatica, di antimafia sociale e le reti contadine tra città e campagna. In questa direzione nell’ambito della Carovana dei Mutualismi, il 4 agosto ore 10 a Partinico Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Scienza Radicata, l’Arci Palermo, Contadinazoni, la rete dell’agricoltura contadina e del lavoro in autogestione FuoriMercato Sicilia, promuovono un incontro dal titolo Mutualismi e agroecologia tra città e campagna per rilanciare rivendicazioni post-disastro che tengano conto delle diverse vulnerabilità, per sostenere la riforma e il lavoro del corpo forestale attualmente volutamente precarizzato, per creare gruppi di mutuo-aiuto territoriale e casse gestite localmente e democraticamente per sostenere l* contadin* colpit* da disastri ambientali.
1 Autogestione in Movimento FuoriMercato e Scienza Radicata
Tratto da: https://ilmanifesto.it/nella-sicilia-che-brucia-e-tempo-di-autorganizzarsi