I lavoratori delle campagne chiedono un incontro urgente con il Prefetto di Cuneo. Vogliamo una casa per chi ancora non ce l’ha! 

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Inizia il mese di ottobre, la raccolta delle mele è nel suo pieno, a breve comincerà anche quella dei kiwi. Assieme ai primi temporali autunnali comincia a fare freddo e al Parco Gullino di Saluzzo (così come in altri posti, solo meno visibili) ci sono ancora persone che dormono fuori. Sono lavoratori impiegati in tutto il territorio circostante, o appena arrivati e in cerca di lavoro.

“Tutti i 200 posti disponibili sono occupati”,

dicono i giornali rispetto alle accoglienze diffuse tra i dieci comuni su cui sono distribuite. Un numero piuttosto basso, data la vastità della piana della frutta che va da Cuneo a Savigliano e fin su per le valli, e considerato che si tratta di uno dei territori con il più alto numero di stagionali in Italia. Chi nelle scorse settimane ha chiesto un posto in accoglienza contratto alla mano, è stato infatti rigettato per mancanza di spazio. Oppure, come succede già da tempo, i datori di lavoro si sono rifiutati di aderire al protocollo che regola l’accoglienza (che prevede un contributo di 4 euro al giorno da parte del datore e di 1 euro da parte del lavoratore), minacciando anche di non rinnovare il contratto se dovessero essere costretti a pagare. Motivo per cui c’è anche chi un posto in accoglienza non prova neanche a chiederlo.

La questione dell’alloggio è da anni al centro delle lotte dei lavoratori delle campagne, qui come in tutta Italia. Ai lavoratori agricoli stagionali si continuano a negare case vere, nonostante il contributo all’alloggio da parte dei datori sia previsto dai contratti collettivi e malgrado gli ingenti fondi ministeriali ed europei che ogni anno si estinguono tra container, tende e centri di accoglienza, dove ai lavoratori in molti casi è persino negata l’iscrizione anagrafica.

Quasi due mesi fa, il 4 agosto, un corteo autorganizzato ha attraversato la città di Saluzzo per chiedere case, contratti giusti e documenti per tutt. Una protesta esplosa dopo la morte sul lavoro di Moussa Dembelè, che chiedeva la fine di tutto quell’insieme di condizioni determinate da razzismo e sfruttamento che aveva determinato la sua morte. Moussa lavorava senza contratto, senza sicurezza, nella totale precarietà, eppure le istituzioni giurarono e spergiurarono che Moussa lavorava regolarmente, quasi a dire che la rabbia di quel giorno fosse ingiustificata. Nel frattempo però, con l’apertura di un’inchiesta la verità che i suoi fratelli gridavano in strada sta venendo a galla. 

Quello stesso giorno, all’incontro ottenuto con le istituzioni locali e le associazioni datoriali, la Prefettura si fece carico di trovare soluzioni per chi fosse ancora privo di alloggio. Alle segnalazioni fatte, finora non ha mai risposto.

Le risorse ci sono, ora si parla anche di un milione e 700mila euro di fondi del PNRR destinati al distretto di Saluzzo per l’ampliamento e il miglioramento delle situazioni alloggiative; ribadiamo che i lavoratori stessi dovrebbero essere i primi interclocutori delle istituzioni nelle decisioni sulla gestione e l’utilizzo di questi soldi.

La casa per i lavoratori e le lavoratrici delle campagne non è un favore e non è carità.  

Per questo chiediamo alla Prefettura un incontro urgente con i lavoratori senza casa, per ottenere immediatamente soluzioni adeguate e stabili. 

Case per tutt!


Come riferimenti si può seguire la pagina del Comitato Lavoratori delle Campagne https://www.facebook.com/comitatolavoratoridellecampagne, e anche quella Documenti per Tutt* https://www.facebook.com/documentipertutt.

Più specifica su Saluzzo c’è Enough is Enough https://www.facebook.com/bracciantinlottaSaluzzo

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