Report punta Festival delle Cucine 22/04

Data: 2017-04-26 12:14
Sabato 22 aprile a Bologna ci siamo incontrati con le realtà presenti interessate al festival delle cucine per proseguire con la costruzione della tre giorni.

-Per quanto riguarda la giornata di Venerdi 26 maggio si prevede l’accoglienza al Forte attorno alle 17:00 circa, a seguire assemblea più cena.
-Per il pernottamento al Forte ci sono circa 40 posti disponibili più 20 a centocelle. SI CHIEDE ALLE REALTà CHE HANNO BISOGNO DI UN POSTO PER LA NOTTE DI COMUNICARLO PER TEMPO IN QUESTA LISTA così che si possa verificare se i posti disponibili sono sufficienti.
-Sabato 27: tavoli tematici al mattino; pranzo; i tavoli si riuniscono nuovamente; plenaria; cena.
-I tavoli tematici saranno i quattro proposti lo scorso anno così che la continuità incentivi le discussioni ad orientarsi alla produzione di progetti/prodotti/idee concrete; Chiunque abbia in mente un tema che ritiene interessante affrontare è invitato a proporlo e a mandare in lista il contributo a partire da cui vorrebbe costruire la discussione nel tavolo.
-Domenica 28: giornata di mercato in Piazza Largo Agosta

Questo è quanto ci siamo detti sabato. Per ogni tipo di chiarimento o suggerimento siete invitati a scriverci il prima possibile.
Federica per Eat the Rich

 

 

Report tavolo “La grande distribuzione del bio”

 Data2017-04-27 17:04

Presenti al tavolo realtà da
– Bologna (Eat the Rich)
– Bologna (CampiAperti coproduttore/responsabile NaturaSI)
– Bologna (collettivo di Agraria)
– Vignola (produttrice CampiAperti)
– Milano (attivo da movimento NoExpo 2015)

– Roma (ass.CiCampo – riferimento TerraTerra)
– Roma (azienda agricola Orvieto)
– Parma (Mercatiniera)
– Roma/Bologna
– Ferrara (collettivo femminista)

– Perugia
– Terni
– Orvieto (trasformatore)
– Trento (gasApp)considerazioni emerse:- A Bologna il discorso della city of Food ha modificato profondamente la città e la vita di ognun* in essa, le reti agricole che nella città trovano sbocchi e forme di relazione come GC devono cominciare a interrogarsi su ruoli e poteri di soggetti politici ed economici che intorno al cibo costruiscono imperi (Eataly/ SlowFood/Fico).
Bisogna inoltre leggere la “tendenza al bio” che vive anche dentro i peggiori supermercati dove continua a crescere il numero di prodotti con il bollino verde e l’utilizzo di retoriche astute su prodotti “buoni-puliti-giusti”

– Vero tutto questo ma non dimentichiamo ruolo delle lotte ecologiste sul cibo bio e il portato che consegnarono molti anni fa.

– Il modello di città in mano ai centri commerciali “verdi” si espande dappertutto, persino a Vignola è in cantiere un mega ipermercato che cambierà il paese. Gestito da Coop lo vendono come operazione “green” per il fatto che verrà costruita una serra idroponica sul tetto. capire come opporsi?

– A milano il lascito di Expo è il definitivo cambiamento dal “cibo” al “food”

– Anche alla facoltà di agraria viene fatto un grande lavoro di promozione del biologico convenzionale, l’impressione è che dietro questo vi siano motivi “ideologici” ed economici.

– Bisogna avere attenzione verso i territori anche urbani che ci ospitano e cura delle relazioni.
A Roma questo significa combattere l’idea che le merci ai nostri mercati abbiano prezzi inaccessibili. Per fare questo abbiamo girato molti supermercati fotografando i prezzi dei prodotti e dimostrando non fossero lontani dai nostri nonostante il loro sfruttamento.
Combattere l’idea del mercato ” Radical Chic”

– A Parma vi sono i grandi marchi (colossi industriali) del cibo che si autodefinisce “eccellenza italiana” come il crudo di parma o la barilla. Da prima di Expo lì esiste una fiera che si chiama Cibus che ha anticipato questi discorsi.
Oggi anche i marchi classici della GDO puntano sempre più su un’estetica verde, locale e buona.

– Abito da un anno di fianco a Eataly e ne osservo i flussi.
Occorre attaccare tanto i centri commerciali quanto la nicchia di distrubuzione del bio convenzionato.

– Occorre connetterci con le lotte sociali e in particolar modo con lotte femministe

– Quando parliamo di GC alle nuove generazioni dobbiamo stare attenti ai linguaggi, assurdo parlare di “catene di distribuzione”.. Non sono parole nostre

– Serve capire quali formule retoriche usiamo per esprimerci senza cadere nel gioco della gdo né in un gioco uguale e contrario.

– Occorre assumere termini nostri ma positivi, i discorsi destituenti e basta non attraggono. Ci serve dire cosa proponiamo

– Utilizzare il termine biologico oggi in molti casi allontana invece che avvicinare perchè rimanda alla sfera del prodotto convenzionale inaccessibile a molti.
Forse meglio parlare di prodotti naturali? Di mercati contadini al posto di mercati biologici?
// questo discorso vale anche per il cibo –>Quando si parla di finger food o show cooking non facciamo altro che richiamare sfere semantiche che non ci appartengono e modelli di relazione con il cibo e la terra molto lontani dai nostri perchè finalizzati unicamente al profitto

– Occorre che si promuova educazione consapevole nei mercati e questa deve riguardare per esempio la stagionalità dei prodotti, ma anche la costruzione del prezzo (“prezzo sorgente”) –> questo discorso torna più volte, sintomo di una necessità e al contempo della difficoltà di pensare a una formula per quantificare/monetizzare lavoro agricolo e relazioni

– Attenzione all’utilizzo di linguaggi nuovi perchè presto o tardi potrebbero essere sussunti. Bisogna stare sempre un passo avanti
Ciò che forge sfuggirà sempre alla capacità del capitale di risucchiarci è il nostro modo di produrre e mettere al centro le relazioni.

– Quanto scritto poco sopra è vero nei termini in cui mettere al centro dei nostri mercati ed eventi incontri culturali o costruire rapporti sempre più veri sia fondamentale (dubbi sul fatto che i cosiddetti “coproduttori” si possano definire tali, questo termine oggi lo usa tanto Eataly quanto CampiAperti e non siamo sicuri che nel secondo caso vi sia una differenza così percepibile)
ma occorre considerare che per esempio anche i supermercati utilizzano forme di relazione/fidelizzazione e lo fanno per vendere sempre di più, stabilendo talvolta legami più duraturi e consistenti di quelli che si producono ai banchi.
Basti pensare alle tessere socio che poi permettono di accedere a sconti o a premi, al fatto che Coop ancora in alcune città dell’emilia e della toscana sia considerata la grande cooperativa “rossa” presso cui depositare anche dei risparmi)

– Dovremmo trovare un modo per essere presenti quando grandi centri commerciali o colossi del cibo (es. FICO a Bologna ma anche quello di Vignola) aprono nei nostri territori, di farlo portando contenuti propositivi oltre che critiche e soprattutto esprimendo noi stessi.

Punti comuni emersi tradotti in proposta per l’assemblea generale

—> sul linguaggio: occorre avere maggiore attenzione perchè il nostro differenziarci dalle realtà speculative del biologico convenzionale passa anche per la nostra capacità di non rendere i discorsi assimilabili.
A questo proposito si accoglie seppur con le perplessità sopra espresse la volontà di ragionare collettivamente sulla possibilità di usare termini come
“naturale” al posto di “biologico” // “cibo” al posto di “food” // limitare il più possibile l’utilizzo dell’inglese quando questo non è funzionale alla comunicazione con altri percorsi di lotta fuori dall’Italia.

—> costruire un grande mercato di fronte ai cancelli della Fabbrica Italiana Contadina che apriranno ad ottobre a Bologna, ma sarebbe bello trovare una formula o uno slogan che non sia connesso solo con quel mega evento ma che permetta di ripetere quella dinamica in situazioni future e diverse parlando della nostra alterità e differenza rispetto a quel modello.
Sperando di esser stato abbastanza chiaro e non aver dimenticato troppi passaggi.

Ciccio di Eat The Rich Bologna.

P.s. Come detto all’assemblea generale conclusiva proveremo a mandare entro pochi (ma non pochissimi) giorni la proposta di un testo che si esprima contro la disneyland del cibo (fico) e che ipotizzi il lancio del mercato straordinario di GC.

 

 

Report Tavolo artigianato/RiMaflowAvatar

  Data2017-04-29 17:55

Il tavolo è stato un po’ ridotto nei tempi e nella partecipazione perchè ha potuto iniziare solo tardi nel pomeriggio del sabato. Tuttavia è stato un momento proficuo di scambio per le realtà presenti.

Si ritiene importante che tra i ‘gruppi di offerta’ ci siano officine artigianali, in particolare di realtà autogestite che possano fornire servizi o produzioni utili all’attività agricola.

Già alcune esperienze di scambio città-campagna sono presenti da tempo e possono essere estese ulteriormente.

Nell’esperienza milanese, ultimamente ad esempio c’è stata la costruzione di un tunnel per la Csa Fontanini di Lodi da parte degli operai RiMaflow e si è sviluppata una relazione che non prevede l’uso di denaro ma rimborsi attraverso la consegna di cassette di orticola per la mensa quotidiana della fabbrica. Queste forme di scambio rafforzano i progetti di tipo comunitario che stiamo implementando.

In particolare poi al tavolo si è affrontata la progettazione di un impianto per la produzione di malto biologico nata dall’esperienza di Carlo di Campi Aperti in collaborazione con RiMaflow.

Massimo ha illustrato il disegno dell’apparecchiatura da costruire e sperimentare, che dovrebbe avere un costo contenuto.

Se il prototipo funziona potrebbe completare l’anello mancante per poter realizzare in ogni realtà interessata una filiera completa e autogestita della birra: dalla coltivazione dei grani al prodotto finito, con le specifiche territoriali che ognuno/a vorrà dare. E tutto senza dover passare dall’acquisto all’estero, prevalentemente in Germania, del malto biologico, come avviene in gran parte dei microbirrifici artigianali.

L’obiettivo è quello di aver pronto il prototipo per il prossimo incontro nazionale di GC nelle Marche.

Gigi (RiMaflow)

 

considerazioni post-bologna e proposta da firenze

MittenteGiovanniData2017-05-02 10:21

un caro saluto a tutti i compagni e le compagne ,

come prima cosa volevo ringraziare i bolognesi per la bella riuscita di questo ultimo incontro nazionale GC.

Come molti di noi sanno per esperienza personale lo sbattimento organizzativo per la realtà che ospita l’incontro nazionale è sempre più grande e impegnativo. Stiamo crescendo su tutti i livelli compreso ovviamente quello numerico e diventa sempre più complicato (oltre che sempre molto piacevole) vedersi e confrontarsi nei tre giorni degli appuntamenti semestrali.

Volevo con questa mail esprimere  alcune considerazioni che sono mie personali ma anche ragionate e condivise con molti dei presenti a bologna provenienti dall’area fiorentina.

Le dimensioni e il progetto politico di GC stanno crescendo e , come emerso più volte in tutte le discussioni delle assemblee e dei tavoli di bologna necessitiamo di una organizzazione .

Per organizzazione ovviamente non intendo niente di codificato o di quello che nel linguaggio corrente esprime verticismi o concentrazione di poteri dietro delega.La partecipazione attiva di tutti è la base di ogni comunità e di ogni coordinamento di lotta contadina .

 Una delle principali caratteristiche dei contadini di tutto il mondo e di tutte le epoche penso che sia proprio il,mantenimento della propria autonomia e il relazionarsi in comunità che partendo dalla terra rifiutano centralismi , imposizioni e condizionamenti di ogni sorta e indirizzo .

I regimi e i poteri dominanti di turno hanno sempre visto di cattivo occhio questo anarchismo naturale tipico dei contadini .

L’organizzaione di cui necessitiamo consiste nel mettere a frutto in modo ancora più efficace nei nostri incontri nazionali le nostre elaborazioni e le nostre strategie di resistenza e di consolidamento nei territori .

Il punto debole è e rimane ,ormai da diverso tempo , la plenaria della giornata conclusiva.

Lo sforzo dei ragazzi che hanno cercato di “organizzarla ” è stato apprezzabile , l’mpegno che ci hanno messo però non ha dato i frutti sperati.

I tavoli di lavoro riescono ad esprimere quasi sempre delle proposte o delle azioni da mettere in pratica o semplicemente esprimono con il loro report ragionamenti ed elaborazioni collettive su argomenti specifici.

La plenaria , a mio avviso , può funzionare solo se riusciamo a far funzionare meglio e in modo più organizzato le famose reti territoriali.

Credo che lo sforzo che dobbiamo fare nel prossimo futuro sia questo. Il rafforzamento e l’organizzazine pratica delle reti locali.

Alcune già hanno iniziato altre ancora devono farlo (noi a firenze per esempio) .

Solo dopo uno studio e una elborazione nelle reti locali dei temi e degli argomenti proposti dalla realtà ospitante l’incontro sarà possibile produrre decisioni nelle plenarie delle dimensioni che ormai raggiungiamo abitualmente.

Nell’area fiorentina con l’esperienza di mondeggi in prima fila abbiamo pensato di cercare di fare questo sforzo e di incontrarci periodicamte come rete fiorentina di GC . Il primo punto all’ordine del giorno sarà il rilancio e il rafforzamento della campagna iniziale di GC sulla libera circolazione dei prodotti contadini sfruttando l’occasione che ci offre l’organizzazione della resistenza alla multa che ho preso (3200,00 euro) quache settimana fa in una piazza di firenze.Come sapete la multa riguarda la trasformazione di alcuni prodotti che avevo sul banco (vino,succhi e passata di pomodoro) eseguita senza regolare permesso sanitario. Una cosa che puà capitare a moltissimi di noi……

L’idea , ancora in costruzione , è quella di realizzare una giornata di incontro /mercato contadino in una piazza di firenze estesa a tutti i GC che possono intervenire con il loro banco da tutte le reti nazionali e coinvolgendo i gas locali e i cooproduttori che abitualmente frequentano i nostri mercati. Volevo preavvisarvi della data in modo che chi può se la tenga libera e possiate iniziare ad organizzarvi per venire a firenze.

Il giorno individuato è la domenica 4 giugno.

Molti dei contenuti che saranno oggetto del rilancio della campagna per la libera circolazione dei prodotti contadini sono anche stati oggetto di discussione e proposte nel tavolo di lavoro bolognese sui prodotti contadini e le normative sanitarie.

Ci siamo presi impegni e compiti specifici fra i presenti. C’è molto da lavorare (anche nei campi in questo periodo) quindi lo sforzo sarà maggiore ma spero che , ognuno per quello che può, non si tirerà indietro.

Presto seguiranno altre comunicazioni .

Un abbraccio a tutti

Giovanni

 

Breve report tavolo “spacci ed empori”

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Tavolo di lavoro spacci ed emporiInizio dei lavori ore 10.15Dopo un breve giro di presentazione sono iniziati gli interventi di
dalle realtà territoriali.

Giovanni (Bologna) “Camilla” https://alchemillagas.noblogs.org/camilla
Presenta il progetto di emporio autogestito di comunità “Camilla” a
Bologna.
Camilla nasce da un GAS molto grande (150 persone) e da Campi Aperti,
l’associazione di produttori che a Bologna organizza mercati
quotidianamente. Per il GAS la questione centrale è cercare il
coinvolgimento di tutta la filiera, grazie alla partecipazione ad una
cooperativa di consumo, appunto Camilla. Lo scopo principale di Camilla
è far sì che con la partecipazione e l’autogestione si favorisca da un
lato il coinvolgimento e la partecipazione, e dall’altro prezzi che
possono essere più bassi grazie all’apporto di lavoro dei soci,
indicato per tutti in 3 ore ogni 4 settimane.
Camilla vuole essere certamente anche un luogo di convivialità, di
discussione di alternative, un luogo fisico dove gli orari di apertura
più larghi ed il coinvolgimento aiutino ad aumentare il numero di
persone che partecipano agli acquisti.

Omar (Parma):
A Parma nell’ambito di un mercatino di produttori sperimentano uno
spaccio
Gigi Malabarba (Rimaflow – Fuorimercato) :
Rimaflow è già impegnata nella distribuzione per i GAS milanesi, con
il progetto Fuori mercato che anche altre realtà stanno supportando in
altre città. Importante è la questione del reddito, che si cerca
comunque di raggiungere, anche vista la provenienza da una fabbrica
occupata e autogestita, che sta cercando di fare produzioni alternative
(rimoncello, amaro partigiano). Inoltre è nata anche una CSA a Lodi,
dove lavorano due produttrici ed una persona proveniente da Rimaflow. E’
appena nata una cooperativa per questo.
Centrale è anche la questione dei trasporti, che restano comunque in
mano alle multinazionali dei trasporti, ed è molto difficile trovare
alternative.
Resta necessario combinare volontariato e lavoro retribuito, ma
importante è cercare di salvaguardare l’importanza del lavoro.

Valerio (comune del crocicchio – Roma)
“Semenzaio”https://www.facebook.com/comunedelcrocicchio/
Al Pigneto hanno preso locale in affitto costituiti in Cooperativa di
produzione e lavoro “Zazie nel metrò”, che si occupa di un bar, uno
spaccio (aperto il giovedì dalle 16 alle 20), hanno un furgone Ducato
2.8 TDI, con il quale fanno trasporti e traslochi, buono strumento per
entrare in contatto con il quartiere.
La questione del reddito è importante, si parte con poche risorse e
tante competenze e voglia di fare, anche per liberarsi dai vincoli del
lavoro dipendente.  Il bar di quartiere si connota per essere luogo di
aggregazione e fare comunità. I locali sono in affitto  e dotati di
tutte le licenze pubbliche, ma è stato completamente autoprogettato e
realizzato con risorse dirette.Vicino c’è anche il GAS Fucina 62, ma
con poche persone in 50 mq con un info shop attivo.
É collegata anche un’azienda agricola che si chiama Pancho Villa.

Cinzia (Treviso) “CSO Django” https://www.facebook.com/csodjangotreviso/
Gestiscono uno spaccio aperto 2/3 volte al mese il sabato pomeriggio
turnando le presenze di 3 persone e 1 volta al mese durante il
mercato.Hanno relazioni anche con Venezia e Belluno.
Il GAS Fermento è finito per la crisi economica e i minimi d’ordine non
raggiunti, sottolinea l’importanza delle sottoscrizioni (pagamenti
anticipati) e di mettersi in rete con realtà sociali vicine.Praticano
anche forme di baratto per rafforzare le relazioni

Tonino (Milano) “Fuori Mercato” http://www.fuorimercato.com/
Ripartire dalle domande non dal narrare le proprie storie, la domanda
centrale è “ha senso creare spacci o altre forme di distribuzione
stabili? Sono la soluzione o lo strumento? E se si che obiettivo bisogna
raggiungere?” che era anche la domanda di presentazione del tavolo.
Sarebbe dunque importante capire quali sono necessità comuni per
risolvere problemi e aiutare le diverse realtà a fare passi avanti e
metteri in rete davvero.Resta il problema della logistica si per le
lunghe distanze che per “l’ultimo miglio”.

Incursione del “Raccoglitore di erbe spontanee” di Perugia che
probabimente ha sbagliato tavolo di lavoro…Cesaretto (Viterbo)
Importante è formare comunità agricole, rifiutare il modello sociale,
costruire qualcos utile a superare il denaro. Le comunità agricole
servono ad andare oltre la distribuzione e oltre l’anonimato del
produttore, inteso come mancnza di rapporti veri coll produttore stesso.
Importante la formazione del prezzo sorgente e che i produttori si
sostengano più grazie alla comunità che ai dipendenti.Simone (Bologna) “Fuori Mercato” che è attivo presso la casa del popolo
20 pietre, attiva da due anni.
Chiede in Camilla quali sono i criteri di scelta dei prodotti, devono
essere ad esempio trasformati in laboratorio autorizzato? Devono essere
certificati biologici?

Susanna (Bologna) “Camilla”
Pensiamo di partire con i prodotti attualmente veicolati dal GAS
Alchemilla, con i criteri già in essere e affidarci anche al sistema di
garanzia partecipato già sperimentato da Campi Aperti, tutti i dettagli
saranno oggetto di analisi insieme ai futuri soci.Nel volantino che è
stato distribuito sono indicati gli obiettivi: sostenere l’agricoltura
contadina,acquistare a prezzo equo e trasparente,combattere lo spreco
etc..

Cesaretto: si autodichiara cane sciolto, ma presente nel percorso GeC
dal suo inizio.
Rilancia il tema di come sia necessario destrutturare per ricostruire e
come troppo spesso questo non avvenga anche all’interno della rete,
perchè bisogna essere capaci di costruire. Evidenzia l’importanza della
costruzione del prezzo , che deve essere riportato al dibattito. Bisogna
arrivare a una strategia condivisa per un  nuovo modello sociale.

Roberta (Bologna) “Camilla”
Dopo tutta la discussione sviluppatasi, sembra chiaro che i bisogni sono
condivisi anche se le forme sono un pò diverse. Potremmo proporre come
esito di questa discussione che Gli “spacci”, empori, ecc. come forme di
distribuzione, nelle forme che territorialmente si individuano come
migliori in base a relazioni/rapporti, siano riconosciute come modalità
di evoluzione delle pratiche in essere (mercati contadini, GAS, etc…)
e come strumento per valorizzare luoghi di relazione tra
produttori/consumatori, generare sostegno alle produzioni contadine.
Uscire dal sistema neo-liberista è difficilissimo, lo sappiamo tutti,
vale la pena puntare su strategia che aiuti le pratiche che vanno verso
un’alternativa praticabile.
Ad esempio è certamente importante costruire relazioni interne a GC per
cercare produttori in comune da sostenere, integrare le filiere.

Si conclude con un orientamento in questo senso per cui, nel pieno
rispetto del valore di ogni singola pratica che si realizzi sul
territorio che sono una ricchezza che GeC è riuscita ma mettere in
rete, e quindi a valore, si sostengano le attività di sistribuzione
come strumento verso una modifica degli ambiti in cui le comunictà di
produttori e co-produttori operano.

Poichè è stato deciso di non presentare nessun odg all’assemblea
generale della sera, che poteva valorizzare questo tema, anche per
recepire altre considerazioni fatte e non puntualmente verbalizzate sul
tema della distribuzione  nella logica di comunità anche per la
logistica, si rimanda alla circolazione di questo verbale.
_Giovanni

Report normative sanitarie su produzione e trasformazione agricola

Incontro nazionale Genuino Clandestino, Bologna, 22-23 aprile

La libertà di trasformare parte della propria produzione agricola è fortemente compressa dalla burocrazia igienico-sanitaria ed è creata per favorire l’industria alimentare. Autorizzazioni, haccp, controlli e altro rappresentano impedimenti all’occupazione del contadino.

Nel tavolo si sono affrontati due livelli di discussione:

  1. La ricerca di strategie giuridiche per trasformare i prodotti contadini;
  2. La rivendicazione politica della libertà di trasformare i cibi genuini.
  1. La normativa europea sembra cambiare direzione con il cd. “Pacchetto igiene” (Regolamento CE 852 e 853 del 2004). In particolare, al Capitolo 3 dell’Allegato 2 del Regolamento 852/04 si fissano dei requisiti per preparare prodotti alimentari commercializzabili nei locali utilizzati come abitazione privata. La normativa comunitaria sembra cambiare direzione lasciando molta responsabilità sul produttore attraverso l’autocontrollo e, di conseguenza, semplificando la burocrazia. La Conferenza Stato, Regioni e Province ha, tuttavia, successivamente, emanato nel 2006 delle Linee Guida per l’applicazione dei Regolamenti Comunitari che hanno complicato l’apparente semplificazione. Inoltre, nella pratica delle diverse Asl si riscontrano molti ostacoli e applicazioni differenti delle regole.
  2. La libertà di trasformare i prodotti agricoli è una questione politica. Il movimento Genuino Clandestino deve rivendicare sempre il diritto di trasformare i cibi contadini con azioni di autodifesa. Le regole imposte dal mercato dominante non si devono applicare agli agricoltori che producono per l’autosufficienza e vendono l’eccedenza per vivere. Si è parlato, in tal senso, di “dichiarazione di autosufficienza”. Le norme igienico-sanitarie vanno contestate. Si pensi al confronto tra l’ampio uso – consentito – di pesticidi e la trasformazione domestica – non consentita – dei prodotti contadini.

Proposte, idee e riflessioni

  • Imprese alimentari domestiche. Nascono sulla base del Regolamento CE 852/04, il quale inserisce tra le imprese alimentari anche quelle aventi sede in “locali utilizzati principalmente come abitazione privata ma dove gli alimenti sono regolarmente preparati per essere commercializzati”. Ci sono siti che offrono consulenza (vedi mammafornaia) La procedura per aprirne una non è eccessivamente complessa (corso per HACCP, domanda al SUAP, presentare la SCIA e iscriversi alla CCIAA). Si possono vendere i propri prodotti attraverso canali come mercati, e-commerce; i destinatari possono essere sia privati che negozi, bar e ristoranti. Le uniche limitazioni riguardano il divieto di somministrare il cibo e quello di esporlo in vetrina.
  • Presentare istanze alle ASL. Sarebbe utile avere risposte ufficiali delle varie Asl in merito all’applicazione dei Regolamenti comunitari. I riscontri, per ora, sono sono informali e vaghi. Chi presenta domande facendo riferimento ai Regolamenti e ottiene riscontri, condivida, in modo da capire gli orientamenti e creare precedenti utilizzabili nelle reti locali.
  • Manuale di autodifesa. Un gruppo tecnico si è formato dal tavolo per lavorare ad un manuale dove siano contenute norme e soluzioni per la trasformazione dei prodotti e la gestione delle piccole realtà agricole (es. costituzione di associazioni, stipula di contratti di rete tra imprese, condivisione laboratori di trasformazione, cooperative agricole di comunità). Il manuale dovrebbe servire alle reti locali per trattare con Asl e Comuni e alle realtà agricole per avere uno strumento per migliorare il lavoro.
  • Laboratorio di trasformazione comunitario. La comunità locale potrebbe costruire un laboratorio di trasformazione comune, magari come associazione (la trasformazione si può fare come associazione con la possibilità di vendere ai soci).
  • Contestare la questione igienico-sanitaria. Sarebbe utile una campagna di comunicazione che evidenzi la salubrità dei prodotti contadini anche con analisi sui nostri prodotti trasformati. La campagna dovrebbe evidenziale le contraddizioni esistenti tra quei produttori che usano pesticidi e contaminano l’ambiente (magari con finanziamenti comunitari) e la salubrità dei prodotti dei nostri mercati (genuini e clandestini). Importante evidenziare le assurdità delle norme igienico-sanitarie sui prodotti contadini. Stefania si impegna ad elaborare un documento da diffondere sul concetto del cibo vivo (contenente microrganismi e batteri)
  • Regolamenti dei mercati contadini. Vengono portate due esperienze positive per la costruzione di regolamenti per la gestione di mercati locali anche in deroga alla normativa sulla trasformazione. Nel Comune di Oriolo Romano il regolamento del mercato è stato costruito dal basso tra il Comune e Ccampo (per vedere il regolamento: http://www.comune.orioloromano.vt.it/wp-content/uploads/2013/11/Documento_-13c.c..pdf). Nel comune di Bolognola (Marche), dopo la difficile situazione post-terremoto, la vicesindaca ha chiesto il contributo di Genuino Clandestino per creare un regolamento per la trasformazione dei prodotti. La comunità locale sta lavorando con il Comune per la costruzione dal basso delle norme sulla trasformazione dei prodotti contadini.
  • Sanzioni per trasformazioni clandestine. Giovanni di Firenze ha ricevuto una sanzione amministrativa di 3.000 euro per la presenza al mercato contadino di passate di pomodoro trasformate in modo casalingo. La sanzione è arrivata in seguito ad una segnalazione. Giovanni intende fermamente non pagarla come gesto politico di rivendicazione. Il tavolo si interroga e pone l’attenzione sulla ricerca di una risposta collettiva a questi casi.

22.04.2017, Bologna GC

Tavolo formazione

partecipanti 32

competenza: produttori, centri sociali, ONG, CSA, formazione libertaria, orti collettivi/sociali, artigiani, operatori salute, gruppi acquisto, sementi, cooperative, informatica, studenti universitari (agraria, scienze della formazione)

temi: tecnologia, autoformazione, scambio esperienze, formazione continua, relazioni agricoltura/politica, divulgazione, relazioni in reti, relazioni città-campagna, formazione co-produttori, editoria.

I partecipanti si presentano e descrivono le esperienze formative che realizzano.

Il gruppo si divide in due sottogruppi di 16 persone per facilitare la discussione.

Sintesi discussione gruppo 1

proposta.

Facilitare circolazione del sapere

Realizzazione di una federazione di siti (collegamento con uso rss e stati a siti GC)

per realizzare una rete

– condivisione calendario eventi e partecipanti (eventualmente metodi, obiettivi, sussidiarietà)

utilizzo – banca delle ore –

– competenze (contatti telefonici & email) per reti locali

– bisogni

– condivisione strumenti

– libri

– documenti e altri in archivio pdf

– video-tutorial

– radio

Si sottolinea che la formazione è nelle pratiche, si basa sulla creatività ed è comunicazione

Il due gruppo condividono le proprie sintesi che vengono restituite attraverso report.

La discussione finale inoltre affronta la complessa tematica delle risorse anche economiche utilizzate per la realizzazione delle attività formative. Le esperienze presenti hanno modalità e prassi diverse nella relazione con istituzioni locali e istituti formativi a tutti i livelli.

Vi è consenso nel considerare la questione rilevante e strettamente connessa ad a simili questioni aperte restate aperte anche in altri gruppi di lavoro. Si decide quindi di farne menzione in questa relazione al fine di proseguirne la discussione in questo o in altri gruppi nei prossimi incontri GC.

incontro nazionale Bologna 22//04/17

TAVOLO SULLA GARANZIA PARTECIPATA

Tra i vari temi affrontati uno dei primi emersi è l’invito a condividere materiale, schede, disciplinari e linee guida tra i vari nodi locali, al fine di agevolarne la creazione di nuovi e il continuo miglioramento degli esistenti grazie al confronto tra le diverse realtà.

Si è molto discusso di partecipazione, di come riuscire a sollecitare la partecipazione di tutti gli attori in causa, produttori e co-produttori e tutti i facenti parte della rete nella costruzione di un percorso che sia realmente di garanzia partecipata. La questione è più che aperta ed è specificatamente legata ai vari contesti particolari, c’è comunque stato un confronto sulle esperienze dei vari nodi e la condivisione di comuni problemi legati al tema della partecipazione, una proposta interessante è stata per esempio quella di accoppiare alle visite di garanzia partecipata momenti di mutuo aiuto o di autoformazione.

Vista la presenza fisica al tavolo di alcuni membri di CortoCircuitoFlegreo si è avuto modo di chiarire una questione relativa ad un produttore di questo nodo, avvenuta l’anno scorso durante l’incontro nazionale di Terni. Senza entrare nello specifico della questione il tema di interesse generale che ne deriva è l’ammissione ai mercati di sole autoproduzioni e/o la relativa possibilità di inserire prodotti mancati nel mercato anche se non prodotti da nessuno dei produttori presenti. Il dibattito che si è generato ha preso in esame temi come la varietà da offrire al consumatore/coproduttore, la necessità di colmare il “paniere” della spesa anche se alcune di quelle autoproduzioni non sono presenti nel mercato. La linea che è prevalsa è quella di un ragionato compresso: cercando di offrire la possibilità di una spesa quanto più completa possibile, al fine di essere realmente alternativa alla grande distribuzione, è ammissibile in un certa misura portare al mercato prodotti non autoprodotti ma di sicura e fidata provenienza e applicando al produttore terzo (non presente al mercato) gli stessi criteri di garanzia applicati al resto dei produttori; queste situazioni sono comunque da considerarsi ad estinzione, stimolando la rete a produrre i beni mancanti, quindi anche con la parziale sicurezza di essere ben accolti al mercato, e inoltre favorendo l’ingresso di produttori in grado di soddisfare quella particolare richiesta di materia prima. Nel caso di beni non presenti sul territorio l’obiettivo è incentivare acquisti colletivi da canali alternativi e sicuri (commercio equo etc). Si è anche coralmente ribadita l’importanza di operare un cambiamento culturale: la stagionalità e la particolare varietà dei banchi di un mercato contadino sono la garanzia della sua genuinità, ciò che lo collega ai cicli della terra e alle specificità dei territori, cercare di accattivare il consumatore con una grande varietà di prodotti non è nell’interesse di genuino clandestino.

In continuazione con i lavori di Terni è riemersa la volontà di creare delle linee guida alla garanzia partecipata condivise su base nazionale: consapevoli del rischio di burocratizzare e irreggimentare un discorso che invece vuole assolutamente restare fluido e a discrezione dei nodi locali, ciò di cui però la rete sente oggi forse il bisogno è di impugnare il discorso sulla GP in modo da potere avere reale peso nella rivendicazione con le amministrazioni locali, per ottenere piazze, spazi di mercato e non solo. Considerata la vastità del discorso è l’esiguità del tempo a nostra disposizione, convinti tra l’altro che favorire incontri intermedi tra nodi locali sia assolutamente auspicabile, si rimanda la discussione ad una giornata di lavori interamente dedicata alla Garanzia Partecipata, TerraTerra si propone di ospitarci tutti e quindi ci rivediamo a settembre per riprendere con maggiore dettaglio e tempo queste riflessioni e comuni lavori. Aspettiamo da TerraTerra notizie su data e luogo, senza fretta e buona estate tra i campi a tutti!

Caterina da Palermo

REPORT Sementi in orticoltura

Verbalizzatrice: Germana Fratello (CampiAperti Bologna)

Il tavolo di lavoro si proponeva di condividere tra gli orticoltori le pratiche possibili per una riappropriazione della produzione delle sementi per l’orticoltura. Il tavolo è stato più partecipato del previsto e il grande numero di persone presenti non ha permesso di approfondire le tante possibili variabili su questo tema. Il dibattito quindi si è sviluppato essenzialmente su un confronto tra un nuovo sistema che sta testando un gruppo di orticoltori dell’area bolognese, e cioè la creazione di miscugli secondo le indicazioni del prof. Salvatore Ceccarelli e chi invece considera la salvaguardia delle sementi antiche come unica pratica possibile, o comunque che considera l’utilizzo degli ibridi come da evitare in ogni caso. Il sistema proposto dal prof. Ceccarelli è anche divulgato dalla Rete Semi Rurali, che ne sta facendo oggetto di sperimentazioni. Al tavolo di lavoro era presente un rappresentante della Rete.

In estrema sintesi il metodo prevede la creazione di miscugli di varietà e ibridi diversi di un determinato ortaggio e la successiva selezione da parte degli orticoltori della semente prodotta nei loro campi da questi miscugli. Si prevede cioè di far sì che l’orticoltore introduca nel proprio campo la massima diversità genetica che può trovare sia in commercio che da altre fonti e che poi da lì ricominci un lavoro di selezione secondo le sue esigenze e il suo particolare microambiente. Per far questo il gruppo di orticoltori del bolognese ha ad esempio coltivato in serra per favorire gli incroci 22 tipi diversi di ibridi e varietà commerciali di pomodoro a crescita determinata da salsa, e adesso sta testando nei diversi campi la semente prodotta nella stagione precedente. Secondo alcuni dei presenti non si dovrebbero mai utilizzare gli ibridi come base del materiale genetico che usiamo nei nostri campi e su questo si è sviluppato la maggior parte del dibattito. Alcuni degli orticoltori presenti infatti utilizzano varietà antiche tipiche dei loro territori e considerano la creazione dei miscugli secondo questo sistema un introduzione di “inquinamento” da parte di materiale genetico selezionato dall’agroindustria. Da parte dei “sostenitori dei miscugli” è stato ribadito che la creazione di miscugli non è da considerare in opposizione alla salvaguardia delle varietà antiche, e che chi ha ereditato tali sementi nel suo territorio ed è contento dei risultati agronomici che ottiene e fa un preziosissimo lavoro di conservazione va bene così. Ma questo non deve per forza essere l’unica strada.

Mi sentirei di dire che alla fine ognuno è andato via restando convinto delle proprie posizioni, ma comunque il confronto c’è stato. Visto che io che verbalizzo sono tra i sostenitori del “metodo Ceccarelli” non sono sicura di avere riportato tutto con obiettività, se qualcuna/o vuole integrare o correggere è benvenuta/o.

REPORT PLENARIA GENUINO CLANDESTINO BOLOGNA

In occasione dell’incontro nazionale di GC a Bologna abbiamo cercato e proposto due momenti assembleari per poter proporre e decidere due questioni:

– se gli strumenti del metodo del consenso potevano essere adottati durante l’assemblea generale plenaria

– l’ordine del giorno, deciso in una prima assemblea svoltasi venerdì 21 aprile.

Il venerdì, accertateci che vi era la volontà da parte dell’assemblea di sperimentare ad operare gli strumenti del metodo del consenso, dopo vari interventi, i punti da mettere all’Odg sono stati:

1. COME FUNZIONIAMO, suddiviso in:

a) comunicazione interna ed esterna alla rete;

b) la gestione delle casse della rete;

c) come dare continuità alle decisioni prese collettivamente all’interno delle reti territoriali;

d) come definire il ruolo che ogni singola rete territoriale ricopre nella propria zona ed in connessione alle altre;

2. COME ALLARGARE LA RETE e coinvolgere altre realtà nazionali e extranazionali (passatemi il termine nazionale…non piace anche a me ma è per capirsi);

3. COME RI-PORTARE A TUTTE LE RETI che compongono GC;

4. SCRIVERE UN COMUNICATO in cui GC prende posizione rispetto alla futura (ahimè) apertura del F.I.Co (Fabbrica Italiana Contadina).

Poiché punti estremamente corposi, il gruppo che ha pensato alla facilitazione della plenaria ha ritenuto opportuno concentrarsi su: il punto 1, articolato nei 4 sottopunti ed il punto 4 visto il risvolto pratico e il legame con il contenuto di uno dei tavoli tematici presenti il sabato mattina (bio e Gdo). I punti 2 e 3 non sono stati eliminati, in parte si sono riformulati ed inseriti nel primo punto, in più, poiché sono presenti in questo report-verbale dell’assemblea, si spera che non si perdano nell’aire (e si spera neanche nell’internet) ma che siano tenuti in memoria e riproposti eventualmente alla prossima plenaria della prossima tre giorni.

L’Odg effettivo della planaria del sabato è stato dunque:

1) comunicazione interna ed esterna alla rete GC;

2) gestione delle casse;

3) come dare continuità alle decisioni collettive prese

4) quali i ruoli delle reti territoriali? Come definire i rapporti tra le reti?

5) rete ospitante prossimo GC (immancabile)

6) proposte realizzabili nei prossimi sei mesi, uscite durante i tavoli tematici della mattina di sabato.

Quest’ultimo punto è stato pensato in alternativa alla restituzione in assemblea di quanto svolto nei tavoli (per questo giro ci si affida ai report che ciascun tavolo mette in lista), soprattutto per dare spazio a proposte effettive e nel breve tempo realizzabili.

Vi riporto le proposte che solo parzialmente (per questioni di tempistiche) sono state discusse in plenaria:

– fare un grande mercato GC a Bologna in contapposizione all’inaugurazione dell’apertura del Fico,

– utilizzare il sito di Gc per raccogliere esperienze di formazione “altra” per condividerle con tutta la rete;

– organizzare un incontro sulla Garanzia Partecipata a Roma a settembre;

– creare una sezione nel sito chiamata “io ho fatto così..” per varie questioni che vengoo trattate dalla rete ad es. accesso alla terre, autoproduzione sementi, ecc… per questo c’è stato girato l’invito, per chi lo volesse, di mandare una mail che racconta la propria esperienza a luciabertel@gmail.com, entro maggio;

– questione Bolognola: per non diventare “consulenti” ma proteggere la costruzione di relazioni, partecipare alla costruzione di una giornata sugli usi civici, da fare a Bolognola;

– creare e pensare una giornata di lotta a Firenze di protesta contro la repressione dei/delle contadin*;

in più alcun* ragazz* del giro economia solidale, si son mostrati contenti di mettere a disposizione di GC la piattaforma da loro seguita Gasapp.org.

Detto questo l’assemblea plenaria di sabato ha visto due momenti principali, la divisione in gruppi di lavoro dei/delle partecipanti per poter discutere ogni singolo punto dell’odg in un numero ridotto di persone e dunque per permettere a tutt* di poter fare interventi, discutere ed elaborare proproste; queste ultime sono state portate nel secondo momento dell’assemblea, in cui ogni gruppo, tramite un referente, ha riferito all’assemblea intera cosa era uscito dal lavoro in piccolo: il risultato sono state tante proposte che vi riportiamo di seguito.

Occorre però a questo punto fare una precisazione rispetto al metodo e a come si è svolta l’assemblea in quanto le tempistiche sono state strette, il momento della giornata molto infelice (fare la plenaria al tardo pomeriggio di una giornata di tavoli di lavoro è una scelta da ripensare perché eravamo tutt* oggettivamente e visibilmente molto stanch*) e i punti dell’Odg molti: ciò che doveva risultare dall’assemblea non dovevano essere le decisioni sulle questioni proposte perché questo avrebbe presupposto molte ore dedicate alla discussione; bensì le proposte stesse, che vi proponiamo di leggere così, come punti di partenza per percorsi da realizzarsi da qui ai prossimi mesi, da discutere e riapprofondire nella/nelle prossime plenarie.

Per questo per ogni singolo punto vi riportiamo ciò che è emerso.

1. COMUNICAZIONE INTERNA/ESTERNA

1.1 Strumenti:

  • Sito

Molti sottogruppi sottolineano l’importanza di migliorare l’utilizzo del sito, per scambiare documenti, per raccogliere le informazioni sui/dai nodi locali, per dare spazio a discussioni. Proposte operative:

a) creare un archivio (tipo wiki) per raccogliere i documenti;

b) creare un forum/chat per facilitare lo scambio di opinioni;

c) definire delle/i referenti per ogni rete territoriale che siano responsabili per i contributi locali da pubblicare sul sito;

d) definire delle/i referenti per il sito genuinoclandestino a cui i referenti territoriali si rivolgono;

e) organizzare un momento intermedio di autoformazione sulla gestione del sito, vista la difficoltà di gestire gli aspetti tecnici della comunicazione web.

  • Report

Cerchiamo di raccogliere i report dei tavoli il prima possibile: pensiamo a una loro diffusione sia sul sito che su carta.

  • Documentario

Viene proposto di finanziare la stampa e la diffusione del documentario su GC con un contributo dalle reti territoriali. Il documentario può essere pubblicato in free dowload sul sito.

1.2 Comunicazione interna – incontri

Proposte dai sottogruppi:

a) definire dei referenti nelle reti territoriali che riportino a livello locale quanto avviene agli incontri nazionali di GC;

b) organizzare incontri più frequenti (ogni 3 mesi) sulla base di macroaree tematiche o territoriali per avere più momenti di confronto e lavoro;

c) localizzare gli incontri tematici;

d) creare dei momenti intermedi di autoformazione su pratiche assembleari e decisionali.

1.3 Linguaggio

Fare attenzione al linguaggio che utilizziamo per marcare la differenza delle pratiche genuine e clandestine con la gdo, il greenwashing e la speculazione sul cibo (preferendo definizioni come autodeterminazione alimentare anziché sovranità; mercati contadini genuini clandestini).

1.4 Gruppo comunicazione

Cercare di raccogliere le esigenze e le difficoltà del gruppo comunicazione, definendo quali decisioni il gruppo può prendere autonomamente.

2. GESTIONE DELLE CASSE

Ogni gruppo di lavoro ha espresso consenso rispetto alla modalità di gestione delle finanze della rete GC emersa dalla plenaria dell’incontro di Terni ovvero: la presenza di cassi territoriali-diffuse autogestite dalle singole reti che possono confluire in un’unica cassa generale, che viene passata tra le reti ospitanti l’incontro nazionale e che potrebbe essere utilizzata per spese di interesse generale come i rimborsi viaggi, il finanziamento di progetti o corsi di interesse comune.

3. COME DARE CONTINUITÀ ALLE DECISIONI PRESE COLLETTIVAMENTE

Proposte dai tavoli:

a) tenere alcuni tavoli tematici stabili negli incontri nazionali per dare continuità alle decisioni prese ed elaborare percorsi di lungo periodo-visione, i tavoli sono quelli classici di: GP, cucine popolari, accesso alla terra, formazione, comunicazione, spacci ed empori popolari, mutuo soccorso..

b) incrementare l’assiduo scambio informazioni e conoscenze tra le reti attraverso incontri ogni tre mesi tra macroaree (es. nord-centro- sud-isole);

c) dare spezio anche alla organizzazione di momenti d’incontro per la formazione-organizzazione concreta delle cose da fare, dividendosi ruoli e compiti tra le reti e realtà coinvolte; a proposito di questo creare dunque dare spazio anche per: aggiornarsi su come quello che ogni singola rete fa risponde agli obiettivi generali di GC, elaborare solidarietà tra le stesse a proposito di tematiche politiche e di ampio respiro che ogni rete territoriale può proporre alle altre. A tal fine dunque, in connessione al primo punto dell’ Odg relativo alla comunicazione, si è proposto di incrementare l’uso del sito di GC come aggregatore, permettendo di avere chiari i contatti dei referenti di ciascuna rete.

4. QUALI I RUOLI DELLE RETI TERRITORIALI? COME DEFINIRE I RAPPORTI TRA LE RETI?

Dai sottogruppi emerge la necessità di una maggiore auto-organizzazione delle reti territoriali.

Proposte dai sottogruppi:

a) organizzare ogni 3 mesi degli incontri su base territoriali o per macroarea tematica;

b) legato al punto precedente, “ognuno porta quel che sa fare bene” nel senso che le realtà/reti territoriali possono proporre incontri intermedi su temi su cui stanno lavorando localmente e su cui vogliono allargare il confronto alla rete nazionale;

c) tre mesi prima dell’incontro nazionale, le reti territoriali condividono i temi su cui stanno lavorando di più, in modo da avere degli elementi concreti su cui costruire i tavoli tematici/tecnici del GC nazionale;

d) arrivare preparati agli incontri nazionali, con un precedente lavoro svolto a livello territoriale.

5. MERCATO CONTADINO IN OPPOSIZIONE A F.I.CO.

Da più tavoli emergono diverse perplessità sull’organizzare di un mercato genuino clandestino in occasione dell’apertura di F.I.CO.

Proposte dai sottogruppi:

a) mantenere viva l’attenzione e curare la costruzione delle reti territoriali, anziché seguire la cadenza di date imposte da eventi esterni;

b) valutare in tempi brevi (un mese) se ci sono le forze per organizzare questa forma di mobilitazione e quanti produttori vogliono parteciparvi;

c) tutte le reti territoriali si esprimono entro un mese sulla questione;

d) la rete bolognese si fa referente per raccogliere le valutazioni delle altre reti;

e) uscire con un comunicato di gc su fico.

6. MOBILITAZIONE CONTRO LA REPRESSIONE CONTADINA

A proposito della multa ricevuta da Giovanni, contadino della rete di Firenze, dall’assemblea è emerso che il suo caso non è unico e isolato ma deve essere percepito come problema collettivo di tutta la rete e come ripresentabile in ogni rete territoriale (come è capitato a lui, può capitare a chiunque). Per mantenere viva l’attenzione e allargarla il più possibile, c’è la volontà di diffondere notizie ed aggioramenti rispetto a tale episodio e di organizzare tante mobilitazioni a carattere territoriale e nazionale.

La rete fiorentina ci informerà sui prossimi passi rispetto alla mobilitazione.

7. PROSSIMO GC

….NELLE MARCHE, OSPITATO DAI SEMINTERRATI!!! olé!

In conclusione, da Bologna ci teniamo a ringraziarvi di cuore per aver accolto e accettato la proposta di sperimentare assieme degli strumenti diversi per lo svolgimento dell’assemblea: quella plenaria è stata un momento di sperimentazione di una diversa, nuova, possibile e sempre migliorabile modalità di affrontare l’assemblea generale che, nonostante la stanchezza comune e collettiva ha avuto come risultato quella di aver messo in comune tante teste e tante voci. Dalle riflessioni sono emerse tante proposte che possono essere dei punti per creare un percorso su cui da qui in avanti tutt* possiamo lavorare sia come singol* sia come reti territoriali.

Grazie ancora!!

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